Numerosi convegni sono stati dedicati alle varie espressioni artistiche della Mitteleuropa. Anche in questo caso si trattava di incontri di alto livello scientifico, grazie alla presenza di specialisti provenienti non più solo dai sei paesi iniziatori, ma da tutta Europa. Mentre gli argomenti dei primi due convegni (poesia e narrativa) erano stati scelti in modo da permettere un confronto più aperto e non direttamente legato a posizioni ideologico-politiche, i temi dei successivi incontri offrirono la possibilità di una indagine a tutto campo, alla ricerca di quel filo comune che attraversava ancora la cultura dei paesi centroeuropei dopo le terribili vicende delle due guerre mondiali.
Furono così indagati architettura, urbanistica, teatro, pittura, musica, umorismo e satira, letteratura e cinematografia.
In particolare, alcuni convegni hanno permesso di approfondire aspetti molto importanti per la comprensione dell’identità culturale mitteleuropea: Il teatro nella Mitteleuropa (1972), La musica nella Mitteleuropa (1976), convegno presieduto dal compositore, pianista e musicologo Roman Vlad (tra i tanti ruoli e incarichi ricoperti, fu direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano e sovrintendente del teatro dell’Opera di Roma); La scuola viennese di storia dell’arte (1986), La nascita del moderno nelle arti (1880-1914). Cultura e scienze nella Mitteleuropa (1994), La cinematografia nell’Europa centroorientale dopo il 1989 (2003).
Altro fondamentale obiettivo dell’Istituto fu l’avere riproposto all’opinione pubblica il grande patrimonio culturale che questa città e il suo territorio racchiudono.
Così in particolar modo alcuni convegni permisero di far conoscere figure che hanno contribuito in modo determinante a creare una cultura e uno stile che ancora oggi caratterizzano questo territorio, per esempio l’architetto Max Fabiani (soprattutto con gli studi di Marco Pozzetto), pittori quali Guido Bolaffio, Vito Timmel e lo stesso Anton Zoran Mušič. Nel convegno del 1975, che verteva sulla pittura, grazie alle relazioni di Fulvio Monai e di Milko Rener, venne tracciato un quadro sull’attività pittorica nel Goriziano nei primi trent’anni del Novecento. Antonio Morassi, che presiedeva il convegno, nella prolusione descrisse l’ambiente e i protagonisti di quell’esperienza: era stato lui, difatti, nel 1924, a raccogliere il meglio del mondo artistico goriziano nella prima esposizione organizzata in città dopo la guerra.