[LA MAPPA INTERATTIVA]
Nel 1965, in piena Guerra Fredda, un incontro clandestino tra i due giovani sindaci di Gorizia e di Nova Gorica
Michele Martina e
Jožko Štrukelj – di lingua, idee politiche e religiose che potremmo definire agli antipodi – creò
le prime basi per rendere il confine più chiuso d’Europa nella sua frontiera più aperta.
Su questi fondamenti nasce ICM nel 1966: giovani cattolici insieme ad accademici, umanisti e letterati realizzano il primo convegno internazionale dedicato alla poesia con rappresentanti autorevoli dell’Europa centrale e orientale, dimostrando l’importanza della cultura come forza propulsiva di condivisione, come unico strumento di incontro. A quell’evento partecipò l’anziano poeta
Giuseppe Ungaretti, che nel 1916 si trovava a combattere nell’orribile e sanguinoso primo conflitto mondiale nel quale morirono generazioni di giovani europei.
Da quegli anni – che paiono lontanissimi ma che sono visibili nelle tante immagini dell’archivio ICM, nonché leggibili nelle migliaia di pagine di saggi, ragionamenti, studi, analisi e tesi – nacque un vero e proprio laboratorio per un’Europa futura, e non è certamente un caso se Nova Gorica e Gorizia saranno nel 2025
Capitale Europea della Cultura.
L’
Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei (ICM) nel mese di
maggio 2022 – tenendo vive e vibranti nelle sue vene culturali questi presupposti – ha promosso con successo un Convegno internazionale intitolato
1821-2021 In due secoli le genti del Goriziano hanno trasformato i confini imposti dalle guerre nella frontiera più aperta d’Europa. Una settimana intensa di eventi culturali con interventi altissimi di storici, artisti e filosofi (con una speciale sessione dedicata alle scuole dove si sono confrontati in un dialogo tragico e commovente al tempo stesso, testimoni della guerra fredda e delle deportazioni), in luoghi simbolici della città di Gorizia e del Goriziano: casa Krainer, palazzo Lantieri, il Convitto delle Suore della Provvidenza proprio a ridosso del confine con la Slovenia (che fu sede della scuola infermieri e dove si formarono generazioni di professionisti).
Come ricordava il Presidente dell’Istituto
Fulvio Salimbeni nella sua prolusione di apertura: «proprio gli Incontri Mitteleuropei tenuti in Gorizia nel 1966 hanno contribuito all’abbattimento della cortina di ferro tra Est e Ovest, e l’azione dei due giovani sindaci Martina e Štrukelj fu talmente dirompente che furono invitati dal Cancelliere tedesco Willy Brandt a spiegare, davanti a duemila delegati degli Stati Generali d’Europa, ciò che avevano fatto». Il muro che ha diviso vite e destini tra Gorizia e Nova Gorica ha resistito ben sessant’anni, tagliando case, orti, tombe e famiglie. In quel 1966 un dialogo politico era pressoché impossibile, ma ICM ci riuscì attraverso la cultura e, più nello specifico, con la poesia.
Come ricordava
Nicolò Fornasir, vicepresidente ICM: «la poesia sembrava innocua, non ci furono problemi a riunire letterati dai Paesi dell’Est». Per il 2025 c’è una richiesta pressante, realizzare un’Agenzia Europea della Fratellanza «dove si testimoni il rispetto delle reciproche memorie, il dialogo interreligioso, la convivenza di più idiomi», come sottolineava lo stesso Fornasir: «da noi è normale comporre i conflitti avendo in famiglia padre ungherese, mamma croata, nonno veneziano!».
Un altro obiettivo di grande respiro che ICM sta costruendo è l’avvio del
Distretto Culturale Europeo "GO Mosaico" – un progetto pilota patrocinato da Unesco e dal Ministero della Cultura – come ricordava nel suo intervento
Emanuela Motta del CNR-IRISS di Napoli: «un anno fa abbiamo firmato con ICM un programma d’azione, insieme a varie università e a musei di respiro internazionale, teso allo sviluppo delle identità culturali. Da Ravello ha invece aderito
Alfonso Andria presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali: «anni di studi a Ravello sul rapporto tra cultura e sviluppo hanno dimostrato che l’economia non cresce se non c’è tutela dei diritti, e qui a Gorizia molto più che altrove il patrimonio di uguaglianza tra le persone può essere la risposta alla domanda che oggi ci poniamo capovolgendo le parole di Dostoevskij: il mondo salverà la bellezza?».
Raoul Pupo, nel suo intervento dal carattere dirompente, ha sottolineato come «Gorizia per la sua storia unica di sofferenze ha saputo presto essere profetica, qui un cattolicesimo di frontiera ha ribaltato gli assunti del fascismo di frontiera che era l’imperialismo e l’antislavismo». e concludeva «non saranno gli stand enogastronomici a fare la Capitale della cultura, ma il recupero di una ricchezza comune plurisecolare, il tempo però è poco, gli amministratori locali sono avvertiti!» Il
consigliere del Ministro della Cultura Franceschini, il salernitano
Giampaolo D’Andrea, sottolineava lo splendido discorso tenuto da Aldo Moro nel 1971 all’Assemblea generale dell’ONU, dove disse «se finora i nemici dei nostri vicini erano nostri amici, da oggi i nostri vicini devono essere nostri amici».
Di grande rilievo l’intervento di
Karl Bonutti – già ambasciatore della Slovenia presso la Santa Sede, perseguitato politico ai tempi della Federativa e grande sostenitore di un’Università Europea a Nova Gorica e Gorizia – nel quale ha donato a tutti i presenti, con grande lucidità, una parte delle esperienze straordinarie che hanno caratterizzato la sua lunghissima vita. Con enfasi appassionata, ma unita all’eloquio dello studioso, del filoso e del docente universitario
Giulio Maria Chiodi, ha tirato le somme di giornate intense ricordando quando è scolpito nel cuore di ICM, cioè una preghiera laica che Giuseppe Ungaretti lasciò in quel 1966 che divenne ed è ancora il programma informatore di tutte le attività di ICM: «chi ci sta fronte e che dicevano nemico, ma che noi, pure facendo senza viltà il nostro cieco dovere, chiamavamo nel nostro cuore fratello».
Il convegno di maggio è stato un momento fondamentale del progetto «Confini», finanziato integralmente dalla
Regione Friuli Venezia Giulia. Il lavoro svolto dai ricercatori è stato volto, oltre che al racconto e allo studio delle fonti, anche alla visita dei «luoghi simbolici» del e dei confini.
Si è proceduto così alla realizzazione di un
Archivio della Memoria confinaria, disponibile sul portale online
Kadmos, dove si trovano valorizzati luoghi altamente rappresentativi come i Santuari del Preval e del Monte Santo, ponti e fiumi, dogane italiane e austriache, chiese campestri che hanno segnato la storia antica e recente, i ponti-confine, i principali cippi confinari austro-ungarici e della Serenissima Repubblica, nonché i piccoli cimiteri in territorio italiano e sloveno. Tutti questi luoghi sono stati oggetto di sopralluoghi, visite di delegazioni dell’Istituto e dei partner con servizi fotografici, video e testimonianze orali; le scuole hanno partecipato in presenza o da remoto al convegno annuale ed a singoli eventi, in particolare a quelli che hanno avuto come protagonisti i diretti testimoni delle tragedie di confine. Particolarmente apprezzate sono state proprio queste ultime, anche perché svolte da uomini e donne che hanno vissuto direttamente quegli anni tragici a ridosso del confine tra Italia e Jugoslavia prima e dopo la seconda guerra mondiale. Tutte le testimonianze sono state registrate in audio video e saranno una preziosa memoria che verrà valorizzata negli anni a venire.
Un ringraziamento va a tutti i
partner che sono stati la forza del progetto:
Il
Comune di Gorizia, epicentro dei conflitti della Prima Guerra Mondiale e della divisione confinaria post secondo conflitto mondiale; il
Comune di Mossa per la condivisione di studi e ricerche sulla preziosa chiesa del Preval, arricchita da Papa Giovanni Paolo II del titolo di Regina dei Popoli; l’
Associazione Amici di Israele che ha fornito le fonti storiche sulla presenza in Gorizia della comunità ebraica nei secoli con particolare riferimento alla zona di via Cocevia e al Cimitero di Valdirose, attualmente in Slovenia; il
Comune di Tarvisio, per aver fornito notizie e immagini del Cippo dei tre confini e alla relativa festa annuale; il
Comune di Cervignano, per l’attività di ricerca, condivisione e studio delle fonti, in particolare quelle legate alle famiglie gentilizie di Strassoldo e ai fatti storici connessi alla pace di Campoformido, nonché per le indicazioni fondamentali sulla conformazione territoriale e dell’importanza della città come confine tra Serenissima e Austria, e nello stesso come città fluviale che divenne luogo di incontro e di scambio di merci e di storie; il
Comune di San Pietro al Natisone per la condivisione e valorizzazione degli studi sula storia locale e la sua importanza per tutto il territorio in particolare con la catalogazione delle memorie e delle testimonianze confinarie dedicate anche al fenomeno migratorio, oltre ai veri e proprio simboli di pace e di concordia, come ad esempio il famoso cippo di Topolò; l’
Associazione culturale tra storia e memoria di Aiello, per l’attività di studio e valorizzazione delle fonti storiche anche attraverso le voci degli storici del territorio, delle testimonianze dirette, i segni più dolorosi del confine come il campo di concentramento di Visco o i confini tra realtà comunali o tra stati, ad esempio le dogane italiana e austriaca di Trivignano e Nogaredo; l’
Associazione Judrio, per la eccellente attività di ricerca, studio e valorizzazione del territorio limitrofo al fiume Judrio attraverso interviste di studiosi locali e pubblicazioni di immagini storiche, di mostre monotematiche e con particolare riferimento ai cippi, ponti, chiese (come la preziosa cappella medioevale di San Quirino), alberi e piante secolari, fiumi, nonché i segni della propria identità locale e culturale: la
Pro loco Fogliano Redipuglia per il supporto logistico e tecnologico, di divulgazione e pubblicità, di collaborazione nelle riprese video e fotografiche e particolare supporto nella realizzazione del Museo della Memoria di confine con particolare riferimento al periodo delle dominazioni napoleoniche e al cippo tra Serenissima e Austria; l’
ISIS Cankar-Zois-Vega che, attraverso gli insegnanti referenti, si è occupato della divulgazione delle attività convegnistiche con particolare riferimento alle testimonianze di persone, ancora viventi, che sono state protagoniste negli anni della Cortina di ferro e che hanno subito in vario modo il confine imposto post conflitto.
Il progetto è stato un momento fondamentale di studio, analisi e riflessione sui due secoli più complessi e tragici della storia del Goriziano.